Studio OPTIMIST: intervento coronarico percutaneo per la trombosi da stent non è una rara procedura di emergenza
La trombosi da stent è una complicanza che si presenta nell’1-2% dei pazienti con malattia coronarica , sottoposti ad intervento coronarico percutaneo ( PCI ) con impianto di stent.
L’incidenza di trombosi da stent è attesa aumentare in modo sensibile con il numero di procedure per l’impianto di stent, soprattutto con l’impiego crescente degli stent a rilascio di farmaco.
Lo studio OPTIMIST ( Outcome of PCI for stent-Thrombosis Multicentre Study ), ha arruolato in un periodo di 2 anni ( 2005-2006 ) tutti i pazienti di 11 ospedali nell’area urbana di Roma, che hanno presentato trombosi da stent e che erano stati sottoposti ad intervento PCI.
Allo studio hanno partecipato 110 pazienti.
E’ stato osservato che l’incidenza di trombosi da stent, nonostante fosse ritenuto un evento raro, era responsabile del 3,6% degli interventi coronarici percutanei di emergenza, eseguiti su pazienti con infarto miocardico acuto ( IMA ).
Riguardo alla supposta trombogenicità degli stent medicati, i dati dello studio OPTIMIST non hanno chiarito se il rischio di trombosi è più alto dopo impianto di stent a eluizione di farmaco o dopo impianto di stent di metallo nudo.
I dati, tuttavia, hanno fornito elementi a supporto dell’ipotesi che la trombosi da stent può avere meccanismi differenti di presentazione nei diversi tipi di stent.
La trombosi da stent medicato, rispetto a quella da stent di metallo nudo, si presenta con più frequenza dopo 30 giorni dall’impianto o dopo 15 giorni di sospensione della terapia antiaggregante piastrinica.
Un endpoint primario dello studio OPTIMIST è stato quello di fornire dati sull’outcome ( esito ) clinico dei pazienti con trombosi da stent sottoposti ad intervento PCI urgente.
Durante il follow-up di 6 mesi, la mortalità è stata del 17% e l’incidenza degli eventi cerebrali e dei MACE ( eventi avversi coronarici maggiori ) del 29%.
Questi dati hanno indicato che la trombosi da stent non è una condizione benigna e che il PCI d’emergenza è associato ad un outcome non favorevole.
Analisi hanno mostrato che la mortalità è significativamente più alta quando la trombosi da stent si manifesta un anno dopo l’impianto di stent e quando un ulteriore stent è impiantato durante la procedura coronarica percutanea.
Lo studio OPTIMIST ha anche valutato l’efficacia di nuove tecniche tra i pazienti ad alto rischio di trombosi da stent.
Precedenti studi avevano indicato che la rimozione del trombo ( trombectomia ) mediante nuovi dispositivi può facilitare il ripristino del flusso coronarico nelle lesioni trombotiche, riducendo l’embolizzazione distale.
Nello studio OPTIMIST, 1 paziente su 4 è stato sottoposto a trombectomia come primo approccio. Nonostante il fatto che i pazienti trattati con trombectomia fossero più ammalati rispetto agli altri, non è stato osservato nessun eccesso di eventi clinici avversi, indicando che questa procedura è sicura.
I pazienti senza condizione di instabilità ( assenza di shock cardiogenico ) hanno presentato un miglioramento nel ripristino ottimale del flusso coronarico.
Lo studio ha mostrato che l’intervento coronarico percutaneo per la trombosi da stent non è una rara procedura di emergenza negli ospedali che eseguono l’intervento di PCI, ed è associato ad una più alta incidenza di outcome clinici avversi.
I fattori che causano la trombosi dopo impianto di stent a rilascio di farmaco possono essere differenti da quelli dell’impianto di stent di metallo nudo.
Una volta che la trombosi si presenta, l’outcome dell’intervento coronarico percutaneo non è influenzato dal tipo di stent impiantato.
La trombectomia durante PCI per la trombosi da stent non dovrebbe essere eseguita nei pazienti con shock cardiogenico. ( Xagena2007 )
Fonte: European Society of Cardiology ( ESC ) – Congress, 2007
Cardio2007